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Assisi ha un cuore fragile
Castelnuovo interviene sulle vetrate della Basilica di San Francesco d’Assisi, in occasione della pubblicazione dello studio di Frank Martin, Le vetrate di San Francesco in Assisi. Nascita e sviluppo di un genere artistico in Italia (corredato dalle fotografie di Gerhard Ruf; Assisi, 1998). Sin dal titolo, l’articolo sottolinea la fragilità di queste opere, scampate alla distruzione del terremoto nel 1997 ma ancora in attesa di un intervento di restauro, ripercorrendo le tappe del cantiere assisiate e soffermandosi sul rapporto tra la pittura su vetro e gli affreschi e tra pittori e maestri vetrai.
Una copia dell’opera è presente nel fondo librario dell’autore, conservato dalla Biblioteca Storica d'Ateneo "Arturo Graf". -
I capolavori assediati nella Firenze dell'Elba che non trova pace
Mario Baudino intervista Enrico Castelnuovo in occasione dell’alluvione dell’Elba, focalizzando il dialogo sulle catastrofi che hanno colpito il patrimonio artistico di Dresda dal XVIII secolo sino a oggi. -
La cattedrale tascabile di Pisa
Castelnuovo propone una panoramica sulla Chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa, in occasione della pubblicazione della monografia di Mariagiulia Burresi (Santa Maria della Spina in Pisa, fotografie di Aurelio Amendola, 1990) e dell’esposizione fotografica dedicata al monumento (aperta per tutta l’estate presso la chiesa); volume e mostra patrocinati dalla Cassa di Risparmio.
L’articolo prende avvio dalle testimonianze di John Ruskin e Alessandro da Morrona, che dalla chiesa erano stati estasiati, soffermandosi poi sulle attuali problematiche conservative. Comparando le fotografie scattate in questa occasione con quelle della Mostra della scultura pisana del Trecento (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo: luglio 1946-ottobre 1947), Castelnuovo rileva il progressivo degrado degli apparati scultorei e si interroga su come salvaguardare, in tutta la sua complessità, il monumento.
Una copia dell’opera recensita è presente nel fondo librario di Castelnuovo, conservato dalla Biblioteca storica d'Ateneo “Arturo Graf”. -
Signor ministro magari dia le dimissioni
Pamphlet polemico sulla condizione del patrimonio culturale in Italia, scritto a seguito del furto di oltre duecento reperti dall’Antiquarium di Ercolano e del crollo di un’ala dell’ex-collegio dei Gesuiti di Noto nel febbraio 1990. Come già in precedenti articoli, Castelnuovo sottolinea l’insufficienza dei fondi statali destinati al Ministero dei Beni culturali e ambientali, che rende impossibile la manutenzione ordinaria e la corretta vigilanza sui monumenti e sulle opere d’arte. Con grande enfasi, la conclusione è rivolta direttamente al ministro, Ferdinando Facchiano, sollecitato a prendere una posizione netta sul ruolo del proprio dicastero e sulla tutela del patrimonio culturale nazionale. -
Muore il Pantheon del Medioevo
Castelnuovo denuncia il pessimo stato di conservazione degli affreschi e degli apparati scultorei del Camposanto di Pisa: per il loro restauro la Regione Toscana aveva da poco stanziato 400 milioni e una giornata di studi aveva fatto il punto sul prossimo intervento (Le pietre di Pisa. Incontro di studio sul camposanto. Problemi di riassetto museografico, Pisa, Museo dell'Opera del Duomo, 21 novembre 1987). L’articolo ripercorre le vicende del sito, ribadendo il suo valore incomparabile e presentando la stratificazione della sua decorazione, sino alla progressiva “museificazione” – con l’espulsione dei monumenti funebri ottocenteschi – alla fine del XIX secolo. Castelnuovo auspica che siano stanziati i fondi necessari per un progetto di tutela e valorizzazione complessivo, che permetta di salvare e conservare le opere in loco, così da non perdere ulteriormente lo "spessore storico di questo monumento unico" (si fa riferimento alla richiesta di un finanziamento al Fondo per gli Investimenti e l’Occupazione, respinta).
Nell’articolo è citata la mostra Camposanto monumentale di Pisa. Affreschi e sinopie, a c. di Mario Bucci e Licia Bertolini, tenutasi nel giugno 1960 al termine del restauro alle strutture architettoniche del Camposanto.
Nell’archivio di Castelnuovo si conserva il programma della giornata di studi, promossa da Regione Toscana, Comune di Pisa, Soprintendenza per i beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Pisa, Scuola Normale Superiore e Università degli Studi di Pisa: si evince che, oltre a presiedere il comitato scientifico, ha aperto i lavori e moderato la sessione pomeridiana in cui è intervenuto (Per il Camposanto). -
Musei in crisi? Problema politico
Enrico Castelnuovo ritorna sulla polemica generata dalle critiche dello storico d’arte Souren Melikian ai musei torinesi, in particolare agli allestimenti e alle guide del Museo Civico di Arte Antica, del Museo Egizio e della Galleria Sabauda (The Secrets of Turin Museums, «International Herald Tribune», 19-20 settembre 1987). L’articolo individua nella scarsità dei finanziamenti ai musei le cause delle mancanze sottolineate da Melikian e definisce il problema come una questione politica: sprona infatti le pubbliche amministrazioni affinché riconoscano queste istituzioni come una priorità, ribadendo posizioni già espresse in altri contributi (Non disturbiamo i bisonti di Altamira e Nessun decalogo per l'estate).
Castelnuovo era già intervenuto sul tema: puntualizza le precedenti dichiarazioni e risponde – senza citarlo – alle critiche del Sindaco di Torino alla Biblioteca Reale, che non aveva concesso di esporre i disegni di Leonardo delle proprie collezioni (Renato Rizzo, Musei senza soldi e fantasia, «La Stampa», 22 settembre 1987, p. 45: «Sono reduce da un lungo viaggio nei musei tedeschi e devo dire che, in confronto, i nostri sono davvero deprimenti. Ma lo sa quanto spendono, in Germania, Stato e Laender (ossia l'equivalente delle nostre Regioni) per queste esposizioni così curate sotto il profilo della presentazione delle opere? Cifre stratosferiche rispetto ai finanziamenti miserabili del ministero per i Beni Culturali italiano che non consente, fra l'altro, neppure di stampare guide decenti dei vari musei»; E il tesoro di Leonardo da Vinci sta chiuso nel buio d'un cassetto, ivi). -
Nessun decalogo per l'estate
Enrico Castelnuovo critica l’approccio selettivo verso il patrimonio culturale: anziché suggerire luoghi da visitare o manifestazioni imperdibili per le vacanze estive, espone una serie di questioni già affrontate in Non disturbiamo i bisonti di Altamira. L’articolo denuncia che la cronaca dà spesso spazio a scandali di poco conto, riguardanti le opere più celebri, dimenticando che fattori di rischio come l’umidità del fiato dei visitatori o l’inquinamento atmosferico delle città attaccano giorno dopo giorno i monumenti. L’appello va alle pubbliche amministrazioni di ogni livello, ma anche agli sponsor privati, chiamati a investire maggiori risorse nella pluralità dei musei e nella manutenzione ordinaria, che deve essere capillarmente diffusa e non risolversi in pochi restauri sensazionali. Auspica quindi un passaggio dall’approccio selettivo rivolto al capolavoro a un’attenzione diffusa al patrimonio nel suo complesso, così da ridurre il fenomeno del turismo di massa e favorire una tutela e valorizzazione diffusa. -
Attila, il turista
Castelnuovo interviene sulla tutela del patrimonio culturale, spronato dai quotidiani nazionali che con grande enfasi avevano ripetutamente denunciato nei primi giorni di maggio il problema del turismo di massa (a Venezia e Firenze) e i danni arrecati dai vandali ai monumenti. Come suggerisce il titolo, l’intervento ribadisce l’urgenza di ragionamenti ben più ampi sulla salvaguardia dei beni culturali, capaci di individuare e affrontare i fattori di rischio (ad esempio l’inquinamento atmosferico delle città che ogni giorno attacca silenziosamente le superfici lapidee).
L’articolo richiama questioni affrontate in altri contributi, come la soluzione di creare delle copie per tutelare i siti più visitati: Castelnuovo aveva già presentato la soluzione della Grotta di Lascaux e della Camera degli Sposi di Mantova, ricostruita a Londra per l’esposizione Splendours of the Gonzaga (nel 1981 aveva recensito la mostra: Fuochi d’artificio dei Gonzaga a Londra; si vedano inoltre: Contro feticci e miti dei capolavori d’arte; Non disturbiamo i bisonti di Altamira). -
Nell'Italia dei restauri una Venere non fa primavera
Richiamando il recente restauro della Venere di Botticelli, presentato dalla Galleria degli Uffizi il 2 marzo 1987, Castelnuovo offre il suo pensiero sulla tutela dei beni culturali. Sin dal titolo, l’articolo si dimostra critico verso gli interventi non dettati da ragioni strettamente conservative sui grandi capolavori, che attraggono gli sponsor e l’attenzione del pubblico; all’opposto il focus viene spostato sulla salvaguardia di quella parte del patrimonio più ammalorata e dimenticata, che necessiterebbe di interventi urgenti, come il caso del Camposanto di Pisa. Il restauro è illustrato non solo come un’operazione di risanamento, ma come un momento conoscitivo che, tramite l’osservazione diretta, le analisi scientifiche e l’indagine storica, permette di meglio comprendere l’opera e, in ultimo, il suo contesto originale. -
Al Colosseo soltanto leoni
Castelnuovo si interroga sull’utilizzo dei siti storici e archeologici per fini culturali, sollecitato dalla sentenza del pretore di Roma, Alberto Albamonte, del 10 luglio 1985. Nelle motivazioni non solo era precisato che i beni culturali dovessero essere destinati a finalità che non ne pregiudicassero la conservazione e l’integrità, ma era soprattutto sottolineato che non potessero essere concessi per scopi non pertinenti alla loro identità originaria. Diversa è la posizione di Castelnuovo, secondo cui l’attenzione è da rivolgere alla preservazione dei beni culturali e non tanto al loro carattere originario, in quanto non è raro che nel tempo abbiano cambiato più volte destinazione d’uso. Il caso della concessione della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia per spettacoli teatrali, citato nell’articolo, è richiamato non tanto per i contenuti ma per i rischi che l’affollamento comporta all’edificio.
Castelnuovo prende le mosse dalla pagina che «L’Unità» dedica alla questione l’11 luglio 1985 (p. 17): il soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Adriano La Regina, era stato accusato di abuso di potere e omissione di atti d'ufficio per avere autorizzato una rassegna cinematografica al Circo Massimo e una mostra sull’economia italiana nel Ventennio al Colosseo. Nonostante l’assoluzione, nelle motivazioni del pronunciamento il pretore – poggiando sul parere di una commissione composta da Lorenzo Quilici, Italo Insolera, Vincenzo Cabianca e Giulio Tamburini – criticava apertamente la concessione dei due siti archeologici, ritenendo le manifestazioni non compatibili con “il carattere espressivo del monumento, quale testimonianza storica e quale valore culturale [...]”.