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Titolo: Ora il museo adesca i clienti

Descrizione: Castelnuovo si interroga sul difficile rapporto tra musei ed esposizioni, a partire dalle polemiche nate in occasione del Salon International des Musées et des Expositions (SIME) di Parigi (Grand Palais: 15-20 gennaio 1988).

Autore: Enrico Castelnuovo

Fonte: Tuttolibri, anno 14, n. 589, p. 1 (supplemento a La Stampa)

Editore: La Stampa; digitalizzazione: Archivio storico dell'Università di Torino (2023)

Data: 1988-01-23

Gestione dei diritti: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Relazione: Inventario del fondo Enrico Castelnuovo, unità archivistica «La Stampa» (Archivio storico dell'Università di Torino)

Formato: application/pdf

Identificatore: Stampa_61

Testo: Tuttolibri – Anno 14, n. 589, p. 1
(supplemento a «La Stampa» del 23 gennaio 1988)



Parliamone

Ora il museo adesca i clienti




I musei sono i protagonisti dell’ultimo scandalo parigino. Al Grand Palais, in una sorta di kermesse si sono esposti al pubblico, incasermati in tanti stands, un po’ come avviene alla Kunstmesse di Basilea. Con una differenza: che a Basilea a mettersi in mostra sono gallerie private, a Parigi pubblici musei.
Il fatto ha suscitato un certo shock. Com’è possibile che queste venerabili istituzioni si spingano sul terreno dell’adescamento? Niente di male, fino che a farlo sono le gallerie d’arte, figlie di mercanti e quindi venali di natura, ma che un museo si metta in vetrina come una qualsiasi Irma la douce suscita passioni e veementi polemiche. «Attenzione a quello che fate: finirete per cadere nella museomania, quindi nella museofollia, di qui nella perdita del decoro e infine nella privazione della vita, ovvero nella morte, dove la vostra sregolatezza vi avrà condotto» sentenziano con cipiglio severo i dottori di questo nuovo malato immaginario.
Sussurri e grida si alzano da una schiera di austeri censori: «Com’è possibile? Il museo si comporta come un supermercato ed esibisce i suoi tesori come fossero dei surgelati. È forse questo il modo di trattare l’Arte? Dove sono i musei di un tempo? Dove i templi della memoria? Dove la memoria stessa? Dove sono i valori? Dov’è l’uomo, dov’è il tempo, dov’è lo spazio? Epoca maledetta la nostra in cui tutto è segno, sogno, effimero, caduco, senza dimensione. E cosa diavolo potrà aver spinto a tanta follia personaggi irreprensibili come i direttori dei musei?».
Quali disturbi accusa questo malato immaginario? Qual è il suo male? La solitudine. Nessuno batte più alla sua porta. E ciò è tanto più grave in quanto una gran folla si accalca alla porta accanto dove abita la figlia del museo, la mostra. Per accontentare questa capricciosa creatura il museo si dissangua, le offre le sue stesse sale, le presta i propri capolavori. Ed è felice che mille e mille persone facciano la fila per vederli. Ma ecco che quando dopo la chiusura i tesori di famiglia tornano a casa un po’ sgualciti tutto ricade nel silenzio, nel grigiore, nel sonno.
Non tutto va in questo modo, ci sono, come sempre, i cugini ricchi, i musei inclusi nel grande circuito turistico. Qui c’è folla dal mattino alla sera. E poi ci sono i nuovi musei, al Musée d’Orsay o a Beaubourg, al Museo Picasso o al Museo Ludwig di Colonia si deve fare la fila. Si tratterà allora di imitarli. In una società dove la comunicazione è essenziale per far vendere si tratterà di comunicare, a tutti, a tutti, a tutti. Comunicare cosa? Non importa, basterà comunicare.
Un tempo si sapeva cosa era un museo, quale la sua funzione, il suo scopo, il suo status. C’erano le grandi raccolte di capolavori radunate da Papi, re, principi o granduchi, c’erano i musei d’arte applicata dove l’artigiano poteva trovare mille splendidi modelli per migliorare il proprio gusto. Diletto, ammaestramento, educazione, questo si poteva chiedere a un museo. Tutti sapevano che i musei erano i luoghi dove era raccolta ogni forma che la cultura visiva di tante civiltà aveva prodotto. Ma oggi la cultura visiva ha altri spazi e altri modi di comunicare.
La mostra si è salvata per un colpo di genio pubblicitario, annunciando che lei e lei sola può offrire l’unica, irripetibile occasione di vedere riunite in un solo spazio e per un breve tempo opere provenienti da luoghi diversi e lontani. Ma il museo – mal per lui – ha dalla sua l’eternità. Allora vuole nascondere la sua natura divina, mutare pelle.
Oltre due secoli fa Jean Jacques Rousseau aveva capito quale fosse il futuro degli spettacoli. Lo spettatore doveva riconoscersi negli altri, sentirsi lui stesso attore. Così avviene oggi alla folla del Beaubourg, del Grand Palais, del Musée d’Orsay. Non so se sia questo il futuro dei musei, ma occorrerà rifletterci senza imprecare.
Enrico Castelnuovo

La grande volta dell’ex stazione ora museo d’Orsay

NOMI CITATI

- Rousseau, Jean-Jacques


LUOGHI E ISTITUZIONI CITATI
- Basilea [Svizzera]
- Colonia [Germania]
o Museum Ludwig
- Parigi [Francia]
o Centre Georges Pompidou
o Grand Palais
o Musée d'Orsay
o Musée Picasso

Collezione: La Stampa

Citazione: Enrico Castelnuovo, “Ora il museo adesca i clienti,” Enrico Castelnuovo sulla carta stampata. La Stampa e Il Sole 24 Ore, ultimo accesso il 21 maggio 2024, https://www.asut.unito.it/castelnuovo/items/show/88.